sabato 14 ottobre 2006

CACHORRO: COME SI CRESCE UN CUCCIOLO?


“Cachorro” è un film spagnolo del 2004. Del tutto inedito in Italia, eccetto qualche proiezione nei festival gay-lesbo degli ultimi anni. Il regista è Miguel Albaladejo, nome sconosciuto nel nostro paese, che con questo film sviluppa l’argomento di un cortometraggio da lui realizzato nel 1995.
L’anno è il 2004, lo stesso in cui José Luis Rodríguez Zapatero diventa presidente del consiglio in Spagna iniziando la svolta politica che porterà, tra le altre cose, al riconoscimento del matrimonio per le coppie omosessuali. Il film esce prima della vittoria elettorale di Zapatero, ed è per molti versi rappresentativo di un atteggiamento culturale che già stava maturando nella società ispanica di quegli anni.
“Cachorro” in spagnolo significa “Cucciolo”. Il titolo internazionale del film è “Bear Cub”, cioè “Orsacchiotto”. Il film è il primo nel suo genere a essere ambientato in quella “provincia” del mondo gay che di solito viene etichettata come comunità degli “Orsi”. Per orsi, parliamo qui di omosessuali sovrappeso, pelosi, e barbuti. Una figura maschile che ha poco a che vedere con il cliché del modello palestrato caro all’estetica del mondo gay mainstream, e che fino a “Cachorro” era stata snobbata dalla filmografia a tematica omosessuale.
Miguel Albaladejo, con “Cachorro” ha il coraggio di rompere questo tabù e mostrare un ambiente gay fatto di uomini reali, che potremmo incontrare per strada, maturi e appesantiti. Ma perno principale del film è per l’appunto il personaggio del titolo: il “cachorro”, il cucciolo d’orso.
La domanda retorica posta dal film è se un gay, peraltro single e dedito a una vita non esattamente sobria, può fare da genitore a un bambino. E’ un film articolato, che alterna momenti frizzanti da commedia a risvolti più seri, ma conservando un equilibrio intelligente al servizio del messaggio che si propone di divulgare. La scelta di Albaladejo di presentare gli “Orsi” come protagonisti di questa parabola sociale, ha la funzione di enfatizzare il rifiuto di ogni stereotipo sull’amore, sia esso di coppia o familiare. E lo fa a partire dalla prima (controversa) sequenza che mostra un’esplicita scena di sesso tra omoni barbuti. Anche per questo, in Spagna il film è stato vietato ai minori di 18 anni. Tra le scelte coraggiose del film c’è quella di rinunciare a descrivere un modello gay dai modi idealizzati. Il protagonista non è un santo. Anzi, ha uno stile di vita molto disinibito, un carattere spigoloso, ha dei vizi e (almeno in apparenza) non ha alcun desiderio di mettere su famiglia. In questo suo mondo, improvvisamente, irrompe un bambino, il figlio della sorella. Un elemento sovversivo per la routine dello zio, ma anche occasione per la scoperta di un tipo di complicità che può riservare molte sorprese. Fuori dell’Italia, dove il film ha avuto modo di circolare, alcune atmosfere di “Cachorro” sono state paragonate allo stile di Chaplin. L’Orso e il suo Cucciolo sono diventate un’icona gay del nuovo secolo. Molto amata, ovviamente, all’interno della comunità ursina, ma già adottata anche dal mondo gay in generale.
“Cachorro”, ignorato dalla distribuzione italiana, è arrivato nel nostro paese solo attraverso il peer to peer, supportato da sottotitoli amatoriali. Realizzati dai noi di Altroquando, imperfetti quanto vogliamo, ma utili a un'ulteriore divulgazione di questo titolo. Peccato che i distributori nostrani, sempre attenti al box office, non gli abbiano prestato la meritata attenzione. E’ un film intenso, recitato molto bene, che forse pecca di un eccesso di didascalismo, ma che centra tutti i suoi obbiettivi. E’ un film commovente, ma di quelli che commuovono il cervello. Ed è anche un film coraggioso, che merita, al pari di altre pellicole celebri come “Stonewall” e “Il banchetto di nozze”, di entrare a far parte della memoria storica della lotta per i diritti omosessuali.

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