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martedì 11 dicembre 2018

CITTACOTTE Natale 2018: Christmas Reflection



Christmas Reflection”.
Fermi tutti. Una domanda è d'obbligo.
La scelta del titolo (in lingua inglese) di questa nuova installazione natalizia a opera di Vincenzo Vizzari, che inaugura la nuova vetrina (o piccolo palcoscenico, se vogliamo) della bottega Cittacotte sul Cassaro di Palermo, è casuale o meditata?
Sì, perchè la parola “reflection” in inglese è diversa dall'italiano “riflesso”. Certo, il suo primo signficato rimanda a un'immagine riprodotta su una superficie - per l'appunto - riflettente. Ma è traducibile anche come “riflessione”, nel senso di “meditazione”.

La vetrina natalizia di quest'anno, maestosa riproduzione in terracotta dipinta d'argento dei maggiori edifici storici palermitani, è caratterizzata da un gioco di specchi laterali e superiori che creano, a colpo d'occhio, l'illusione di un prisma scintillante. L'effetto è quello di una fortezza luminosa, somma di tante altre costruzioni. Regale e splendida, ma... presenta qualcosa che è anche un'illusione. O se preferiamo, un sogno. Deluso? Tramontato? Recuperabile? E' tutto da vedere.
Il progetto dell'installazione (pensato dal mastro Vizzari con intenti spettacolari che vanno sempre oltre il solo virtuosismo artigianale) è integrato in modo significativo dal gioco di specchi. Questi ultimi, infatti, non si limitano a moltiplicare le forme della città, ma in qualche modo catturano anche le immagini del Cassaro reale, con la sua verità quotidiana, il suo movimento, la sua prosaica verità.

Christmas Reflection” realizza dunque un doppio messaggio. La presentazione campanilista (idealmente nobile, ma anche un po' ipocrita) di una città ammantata di luci, ma fatta soprattutto di ombre. E di riflessi vivi che chiedono attenzione, dietro la facciata splendida di decantata capitale europea. Una “riflessione” su ciò che appare e ciò che è. Su ciò che vorrebbe (o potrebbe) essere e una cruda realtà urbana, riflessa in un'arte che smaschera l'amarezza della contraddizione, ma con piglio sognante. Tutto sommato speranzoso.


Un invito alla riflessione, dunque. E a osservare la propria città alla luce di cosa potrebbe essere.

Christmas Reflection” inaugura anche una seconda nuova vetrina di Cittacotte, impreziosita da una cornice di legno che ricorda giustamente un teatrino dei pupi. Perché questo è Cittacotte. Bottega di artigianato, negozio di souvenir, laboratorio artistico e spazio espositivo di una cifra stilistica, quella di Vincenzo Vizzari, che Palermo deve imparare a valorizzare, e tenersi ben stretta.



Su un Cassaro, via Vittorio Emanuele, ormai in continuo mutamento a misura di turista, dove il volto storico della città si appanna ogni anno di più, soffocato da anonime realtà commerciali, Cittacotte realizza una forma di resistenza culturale. Per questo dobbiamo tenerci cara questa bottega e chi la tiene viva.

Rifletti, Palermo.




domenica 29 luglio 2018

Tributo a Renato Tosini


Renato Tosini lo incontrai ed ebbi modo di parlargli nel 2001, durante quella che credo fosse la sua prima mostra a Palermo, sua città natale, nella Galleria d'Arte Moderna. Ricordo che oltre me e Salvatore, quel giorno, lo spazio espositivo non era particolarmente affollato. Fino a pochi giorni prima non conoscevo l'artista e le sue opere, ci trovavamo lì dietro suggerimento di un conoscente. Lui ci chiese se avevamo visitato in passato altre sue mostre, dovemmo rispondergli sinceramente di no. A incuriosirmi, facendo leva sul mio personale immaginario, era quel mondo sospeso popolato esclusivamente da omoni paffuti, spesso avvolti in un cappotto e con bombetta in testa. Rappresentati come tangibili fantasmi di un'epoca trascorsa che ancora traspariva dal tessuto del presente, incapaci di abbandonarlo. Una commistione di vecchio e nuovo, nostalgico e sognante. Una malinconia di fondo che trasmetteva comunque serenità. Renato Tosini ci ha lasciato oggi all'età di 91 anni. Tributargli il ricordo, sovrapposto con la mia storia personale, in cui le nostre strade si sono brevemente incrociate, mi sembrava opportuno.



venerdì 14 luglio 2017

Cittacotte: PER TERRA E PER MARE...



PERTERRAEPERMARE.

Letteralmente.

A stendere le braccia tra la terra e il mare è stata la Santuzza, ieri, inaugurando la nuova vetrina creata per questo 2017 da mastro Vincenzo Vizzari nella sua bottega “Cittacotte” in via Vittorio Emanuele 120 a Palermo. E potremmo dire: ce n'era bisogno. Oggi più che mai.

Santa Rosalia, patrona del capoluogo siciliano celebrata nella ricorrenza estiva del Festino e condotta in effige, come nella leggenda che la vede protagonista, per le strade della città, su un carro che di anno in anno ha perso ogni fascino in un progressivo decadere del gusto.
Eppure, ogni anno, basta l'estro di Vizzari a confezionare riletture della Santuzza in chiavi non scontate. A volte provocatorie, ma sempre animate da un messaggio che arriva forte e chiaro. Sociale più che mistico. Poetico più che agiografico. Talmente personale e intelligente da diventare iconico a sua volta, producendo un ramo del Festino vissuto sottotraccia da molti palermitani come un appuntamento imperdibile. Perché non c'è solo perizia artigianale nelle opere di Vizzari. Ma una forza interiore dirompente. E chi se non la Santuzza, celebrata in questi giorni estivi da una città intenta a gozzovigliare, sarebbe potuta essere portavoce di un grido a favore dell'accoglienza?


Ogni disvelamento di una nuova composizione esposta presso Cittacotte ha sempre luogo con piccoli, agili accorgimenti teatrali. E ad accompagnare l'alzata della tela, stavolta, è stato il rumore ipnotico e minaccioso del mare, accompagnato dal campionamento di suoni provenienti realmente da barconi di migranti. Voci disperate. Rumoreggiare di una massa di esseri umani in agoscia, invocazioni, sono l'atroce e vera colonna sonora di quelle mani che chiedono grazia, emergendo sia dall'acqua che sta per inghiottire i corpi sia dal barcone, che non mostra direttamente i profughi, ma anche qui solo le loro mani protese verso l'alto, prigionieri sottocoperta di qualcosa che suggerisce la bolgia di un inferno dantesco. Le figure intere non sono meno potenti. Una tragedia in tre atti riassunta in un'unica composizione plastica. Sulla sinistra, un uomo piange con il volto nascosto tra le mani. I piedi ancora sulla terra, un istante prima di imbarcarsi verso una flebile speranza di sopravvivenza. L'unica figura umana visibile per intero sul barcone sventola un fazzoletto, aggrappata a un brandello di imbarcazione che ricorda la sagoma di una zattera che lo regge a malapena. Poi ci sono i profughi in mare, che affondano a poca distanza dalla riva, sforzandosi di tenere un bambino fuori dall'acqua. Almeno affinché respiri per qualche istante ancora. A terra, un pugno di uomini seminudi si sforzano di tirare in secco l'imbarcazione con delle corde. Non ci sono tratti marcatamente distintivi tra migranti e soccorritori. Nessuna etnia definita, come a sottolineare l'insensatezza di etichette davanti alla tragedia umana.


E su tutto, Santa Rosalia. Una Rosalia che forse si lancia nel vuoto dal suo antico rifugio su monte Pellegrino. Forse volerà, sorretta dai gabbiani che la attorniano. Forse precipiterà, decretando la caduta di Palermo e la morte della sua anima morale, giù in mare, in compagnie di quelle vittime che non è riuscita a salvare. Ma il gesto della mano e l'espressione angosciata dicono tutto. Un'esortazione ancestrale a restare umani. L'urlo di un'empatia che si rifiuta di lasciarsi soffocare da ignoranza e fascismi. Una Palermo che sprofonderebbe nel Mediterraneo piuttosto che continuare a esistere senza la pietà umana.

PERTERRAEPERMARE è il titolo di questa composizione di Vincenzo Vizzari per il Festino 2017. Forse la più esplicitamente politica. Per coloro che per “politica” intendono la vita della gente, da qualunque parte essa provenga, e la mettono al primo posto. L'iscrizione nel cielo che fa da sfondo alla scultura leggiamo le parole: “L'umanità è la migliore delle religioni”. Frase pronunciata nella realtà da un migrante giunto in un centro accoglienza siciliano, e che Vizzari ha deciso di far sua, scolpendola e accostandola coraggiosamente alla figura della santa patrona di Palermo.
Contro i facili populismi e gli slogan ignoranti, contro gli “aiutiamoli a casa loro” (si sarebbe potuta dire la stessa cosa degli ebrei che tentavano di fuggire dalla Germania nazista, ma la giornata della memoria è diventata solo un'altra data sul calendario).


Nello stesso tempo, quella di quest'anno è comunque una Rosalia anche metafisica. Forse più degli altri anni, in quanto riconducibile al senso di carità sommerso da ciarpame ormai riconducibile più alla superstizione che al senso religioso. Una Santuzza che ha compreso il senso di appartenenza all'umanità, e che ricusa il suo ruolo di vessillo in una città che chiude le sue mura ai bisognosi. Una Rosalia che lancia un appello accorato. Un grido umano e artistico che vibra nella vetrina di Cittacotte, e che meriterebbe (come ogni anno) molta visibilità in più.


Viva Palermo e Santa Rosalia.


sabato 21 gennaio 2017

Wolla Design a Palermo: nulla finisce, tutto si evolve



Wolla Design è un laboratorio di arredamento con sede a Palermo, animato da artigiani che fanno del riciclo di materiali e oggettistica una vera arte. Oggi, Altroquando li ringrazia nel vedere il risultato del loro lavoro.
Un tempo, giocattoli della collezione di 
Salvatore Rizzuto Adelfio. Oggi: luce, grazie all'impegno di abili mani. E' meraviglioso vedere come la nostra storia si trasformi e continui a confluire nelle storie e nelle creazioni di altri. Stupendo lavoro. Grazie per averlo condiviso.






martedì 12 luglio 2016

CITTACOTTE: Estate 2016: L'incantesimo del fuoco


Un fistinu racchiuso in un piccolo spazio, angusto eppure enorme. Scoppiettante, luminoso. Sullo sfondo i fuochi (un piccolo schermo) salutano la resurrezione della Santuzza. Rosalia, mostrata defunta, sepolta dai peccati di una città sofferente, nella precedente vetrina (“Pietas”, estate del 2015) e avvolta nel gelido sudario della noncuranza, è risorta. E' la nuova vetrina (tradizione palermitana ormai di lunghissima data) che mastro Vincenzo Vizzari ha inaugurato ieri sera presso la sua popolare bottega “Cittacotte” in corso Vittorio Emanuele, a un passo da piazza Marina.

Una Rosalia che infrange il velo minimalista e la plastica staticità che l'avevano vista soccombere lo scorso anno, per rinascere, nuova luce di speranza, in un caleidoscopio di pop art e tradizione siciliana, contaminate con immaginari variegati e una spruzzata di kitsch che rendono la santuzza internazionale e figlia di un'iconografia che affonda le radici nel nostro Sud, ma senza accettare confini di sorta.

Il sudario dello scorso anno è caduto, abbandonato in un angolo della vetrina. La santa emerge, braccia rivolte al cielo, la bocca spalancata di un neonato che prende il suo primo respiro e forse urla, come Papillon, alla fine del film, dopo l'evasione: «Sono ancora vivo maledetti, bastardi! Sono ancora vivo!»


Il profilo della Palermo storica cinge la statua come un abito, ma anche come il cono di un inferno dantesco che finalmente la lascia emergere. O come un vulcano, che nuovamente attivo erutta la sua vera anima: la santuzza. Non a caso l'opera di mastro Vizzari s'intitola quest'anno “L'incantesimo del fuoco”. Fuoco come dono di Prometeo all'umanità, affinché possa progredire, fuoco per squarciare le tenebre dell'ignoranza. Fuoco come passione che vinca sull'ignavia. Una lingua di fuoco vitale, un'eiaculazione fiorita, dove le infiorescenze color cristallo dell'abito-montagna lasciano il posto a un vivace manto di rose. Cascata di florida opulenza. Una criniera floreale che incorona la santuzza conferendole valenze paniche e dionisiache. Una Palermo che è stanca di giacere, che anela alla vita, e dal gelo della morte vuole accedere alla vitalità danzante del fuoco.

Un augurio, per il festino alle porte e per la città di Palermo tutta. Forse, quella di mastro Vizzari, è una delle poche voci realmente artistiche rimaste, in cui la festa patronale di Palermo è vissuta come spunto creativo per produrre bellezza e metafore non omologate, aldilà delle implicazioni popolari e religiose ormai intrappolate in logiche commerciali che girano a vuoto. Un appuntamento per il quartiere che meriterebbe maggiore attenzione e di essere vissuta come parte integrante di una festa sempre più vicina a una sagra del cibo e avara di genuini spunti culturali.








venerdì 10 luglio 2015

CITTACOTTE - Estate 2015: PIETAS


«Hanno ammazzato Santa Rosalia! Santa Rosalia è viva!»

Altro che «Viva Palermo e...»

C'è l'imbarazzo della scelta. La frase a effetto per aprire questo ennesimo commento alla vetrina inaugurata ieri da Vincenzo Vizzari, mastro terracottaio della bottega Cittacotte in via Vittorio Emanuele, come ogni anno alla vigilia del Festino, potrebbe essere anche «Santa Rosalia è morta! Viva Santa Rosalia!»


Eppure, citare la popolare canzone di Francesco De Gregori (Pablo) ci sembra più pertinente. Dopo tre anni di letture artistiche sempre più iconoclaste e dense di significati metaforici, mastro Vizzari ha chiuso un cerchio. La sua Santuzza era sempre stata un'icona da rivisitare, non per gratuita irriverenza, ma per contrasto critico a un'iconografia solitamente piatta, avvezza alla più stucchevole agiografia. Nell'ultimo periodo, l'arte di Vincenzo Vizzari, o meglio il suo rapporto con la figura della Santuzza, si è fatto sempre più problematico. Sofferto, addirittura. E proprio per questo prodigo di bellezza e spirito creativo. Non si può dimenticare, dagli anni trascorsi, la vetrina intitolata La caduta degli dei, con Rosalia agonizzante in un cassonetto, soffocata dai rifiuti, di qualche tempo fa (uno dei picchi più alti della collezione di vetrine di Cittacotte dedicate alla santa patrona di Palermo). Seguì la versione chiamata Interiors, dove vedevamo una Rosalia squarciata nel corpo e nella mente, simbolo ella stessa di una città contradditoria e autolesionista. Poi venne Mission, la lettura che trasfigurava Rosalia in una versione disperata del mito di Cola Pesce, piccola titana chiamata a reggere come Atlante una Palermo fatta di caos e dubbio progresso, da cui mille mani imploranti si sporgevano in cerca di salvezza... e il grido muto sul volto della Santuzza non lasciava dormire tranquilli.


Era quindi un appuntamento inevitabile. Ispirandosi all'Isola dei Morti, dipinto del pittore simbolista Arnold Bocklin, mastro Vizzari porta in scena una città tetra, grigia, fuligginosa, dove i profili delle antiche architetture arabe della Palermo storica sono controfigure inquietanti dei pini che troneggiano nel quadro originale. Tutto è gotico in questo Pietas, titolo di questa vetrina dell'estate 2015. Ma a dispetto del titolo, con la versione della “Pietà” classica non ha nulla a che vedere. Più che pietà dimostrata, formula una richiesta di compassione... se non altro un moto di commozione davanti all'irreparabile, e un attento esame di coscienza alla ricerca delle proprie omissioni. Nessuno solleva pietosamente la Santuzza, ormai defunta, marmorea e avvolta nel suo sudario (stavolta non vediamo neppure il suo volto). Resta solo il suo corpo inerte, bianco e giacente sulla lastra di porfido, santa patrona ormai caduta sotto il peso del suo fallimento. Protettrice che niente ha potuto contro le tenebre che hanno avvolto la sua città. Stavolta non scorgiamo alcuna presenza umana. La città sulfurea sullo sfondo sembra disabitata, neppure ci trovassimo di fronte a uno scenario post apocalittico. Una visione pessimista che sembra annunciare che Dio è morto, e anche noi faremmo meglio a non sentirci tanto bene. Il fondale, anch'esso cupo ma illuminato da un plenilunio bluastro contribuisce al quadro dark, ma con una strizzata d'occhio a una percezione tutto sommato più autoironica del primo livello di lettura dell'opera. Ricorda un fondale classico degli horror inglesi della Hammer, quelli in cui eravamo abituati a vedere stagliarsi la figura dell'attore Christopher Lee, da poco scomparso, nel ruolo della sua vita, il vampiro più classico di tutti. Quindi Pietas ci comunica la disfatta, la morte, anzi l'assassinio della santa patrona della città... da parte della città stessa, divenuta a sua volta una città fantasma, e insinua che tra quelle ombre, in mezzo a quella fuliggine, si stiano annidando creature invisibili che poco hanno a che fare con l'umanità che vorremmo conservare. E che ci prenderanno, nel sonno, se non vigiliamo. Perché Santa Rosalia è stata ormai colpita al cuore, e dobbiamo difenderci da soli.


Grottesco. Gotico. Metaforico come sempre. Con una spruzzata di humor nerissimo a speziare un quadro plastico che illustra una visione palermitana di certo non idilliaca, ma che contribuisce a denunciare le contraddizioni, la retorica e l'ormai frusta, insopportabile demagogia che ogni anno permea sempre più la nostra partecipatissima festa patronale.




lunedì 13 ottobre 2014

I sogni nascono all'alba - le strade, il mare, il cielo di Salvatore Rizzuto Adelfio



Una collezione di albe su Palermo, fotografate da un artista che ha fatto la storia della cultura alternativa locale, ibridando più arti e mezzi espressivi e portando avanti, malgrado le asperità cittadine, una creatività irriducibile. Il fondatore di Altroquando Palermo, insonne e indomabile poeta dell'immagine, ci lascia un patrimonio immenso di scatti sulla sua città, colta di sorpresa in uno dei momenti in cui è più vulnerabile, ambigua, sognante. Il lungomare di Palermo, i suoi vicoli, e persino il suo degrado, non sono mai sembrati così intensi e vitali.

Salvatore Rizzuto Adelfio, libraio, fotografo, scrittore, attivista. 1951-2013


La mostra alla Ex Fonderia rappresenterà solo il punto di partenza per un itinerario che riguarderà il centro storico in direzione del mare, il tragitto che Salvatore percorreva scattando foto, i luoghi che visitava. Tante botteghe, librerie, lavanderie, taverne, bar, hanno accettato di ospitare una micromostra (sempre sul tema dell'alba, ma differenti dai pezzi esposti alla Fonderia) insieme a una locandina che indicherà l'itinerario da seguire per poter vedere altre foto dell'artista. Insomma, una commemorazione che si apre come mostra-reading e si propone di diventare un cammino verso il mare di Palermo, alla scoperta delle meravigliose foto di Salvatore Rizzuto Adelfio.



ITINERARIO E LISTA DELLE ATTIVITA' CHE OSPITANO LA MOSTRA

Si parte dall'EX FONDERIA ALLA CALA. Ecco l'itinerario delle attività che hanno aderito a questa mostra "frammentata verso il mare" per commemorare il lavoro di Salvatore Rizzuto Adelfio:

- Libreria del Mare (via Cala 50, Orari: 9-13; 16-19:30)
- Al-Quds (via Garibaldi 66, Orari: 18 -00)
- Taverna Azzurra (via Maccheronai 17, Orari: aperto fino a tarda notte)
- Bar Garibaldi (via Alessandro Paternostro 46, Orari: 17-2.00)
- Cittacotte di Vincenzo Vizzari (corso Vittorio Emanuele 120)
- Family Pet (corso Vittorio Emanuele 147, orari 9-13 – 16-19,30)
- Il Cappellaio Matto (corso Vittorio Emanuele 171)
- booq (Vicolo della Neve)
- Libert'Aria - Spazio di Cultura (Via Lungarini 23)
- Borderline (piazza Fonderia/Piazzetta Tarzanà)
- Ciaffi Bijoux (c.so Vittorio Emanuele 177, Orari: 9-13; 16-19,30)
- Caffè Centro Storico (c.so Vittorio Emanuele 132, Orari: 6-18)
- Lavanderia Passantino (c.so Vittorio Emanuele 139-141, Orari 9-13-16,30-19)


Restiamo a disposizione dei singoli esercizi per rettificare eventuali inesattezze negli orari di apertura indicati, e per indicarli laddove ancora sono assenti.


lunedì 25 agosto 2014

25 Agosto: Un anno ricordando Salvatore

 

"La mattina passeggio sul lungomare. Una specie di purificazione quotidiana. Mi allenta i pensieri e mi distraggo. Forse sarà lo stesso per tutte le persone che vedo correre la mattina, chi più o meno speditamente. Ognuno una sua cadenza. Ognuno un suo percorso. Ognuno un suo pensiero.

Per ristorare la mente basta anche un solo minuto al giorno. Ma che sia tutto silenzio." 


25 Agosto 2013 - 25 Agosto 2014 : Scrivere "un anno senza Salvatore Rizzuto Adelfio" sarebbe incongruo. E ingiusto. Salvatore a Palermo ha dato molto, troppo, perché lo si possa congedare in modo così stereotipato. Lasciamo che a farlo siano quanti vivevano la sua fumetteria come la propria visione personale del classico bar dello sport. Un luogo simpatico, gestito da qualcuno a cui si è sinceramente affezionati, dove ci si incontra con gli amici, dove si cresce e si invecchia insieme, ma niente di più. 
Sì, perché le cose serie, si sa, si fanno altrove.

Salvatore, fondando Altroquando (parola usata da molte realtà differenti, ma che a Palermo è tutt'uno con il suo lavoro e le sue iniziative) aveva creato un'identità culturale duttile. Un ibrido di passioni infantili e impegno sociale, troppo bizzarro e forse troppo nobile, nella sua umiltà, perché tutti lo capissero. La forza della natura rappresentata da quest'uomo ha lasciato sulla città un'impronta che va custodita, e nella quale è irrinunciabile seminare il domani per quelli di noi che hanno accolto la sua eredità intellettuale. 


Salvatore Rizzuto Adelfio è stato tante cose, persona imperfetta come chiunque, ma sicuramente ricca di passioni, attitudini e soprattutto di un dono raro che suscitava in tutti coloro che incontrava irrefrenabili slanci creativi. Per questo ci piace ricordarlo come un nume tutelare, ispiratore di qualcosa di prezioso. Scrittore, fotografo, disegnatore, attivista politico, commentatore delle cronache cittadine e... libraio. Sia pure non eccellendo in nessuna di queste discipline, Salvatore Rizzuto Adelfio era in grado di sfiorarle tutte producendo sempre bellezza e ispirazione. Il signor Altroquando, al di là dell'ovvia retorica, ci ha dato molto da ricordare. Adesso è trascorso un anno da quando la sua esistenza è uscita da questo piano di realtà per entrare in quello dei ricordi e delle figure giustamente ammantate di un alone leggendario. Noi, che di Altroquando abbiamo fatto una bandiera, che non vogliamo rassegnarci alla fine di un'avventura troppo bella per finire, andremo avanti lungo la strada che ci ha indicato. In attesa, quindi, di organizzare un evento adeguato per ricordarlo, una volta superate le tempistiche estive, lo salutiamo con una riproposta delle sue splendide foto, spesso ritoccate ad arte. E ripetiamo ancora una volta... che ci sarà sempre un Altroquando. E sarà quello legato al nome di Salvatore Rizzuto Adelfio.








lunedì 18 agosto 2014

L'arte di Pawel Kuczynski

 

Pawel Kuczynski è un artista polacco che firma illustrazione satiriche dal 2004. Il suo stile è caratterizzato soprattutto da illustrazioni surreali e provocatorie, il cui intento è scuotere e far riflettere sulla quotidianità dell’essere umano. A volte duro, a volte sconcertante, ma sempre spettacolare e intenso. Alcuni suoi lavori possono risultare disturbanti, con altri possiamo anche sentirci in disaccordo, ma tutti sono accomunati da una visionarietà fuori dal comune e da una perizia tecnica indiscutibile.