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domenica 15 febbraio 2015

A Killing Joke - un corto di Claudio Di Biagio


Dopo l'exploit di Dylan Dog: Vittima degli eventi, mediometraggio dedicato all'indagatore dell'incubo di casa Bonelli grazie al supporto dei fans attraverso le dinamiche del crowdfunding, e molto dopo l'esperimento (interrotto) della web serie Freaks!, Claudio Di Biagio (Non aprite questo Tubo) continua sulla strada che ormai è dichiaratamente la sua via maestra. Affermare il suo talento di filmaker e l'abilità della crew che collabora alle sue opere. Ecco quindi arrivare su Youtube A Killing Joke, un corto (cortissimo) liberamente ispirato al celebre fumetto firmato da Alan Moore e Brian Bolland. Il breve video non pretende di adattare la trama dell'opera di Moore, ma si limita a inscenare tramite un montaggio espressivo e un ritmo incalzante la famosa “barzelletta” con cui il Joker, nel finale, suggerisce a Batman che dopotutto tra loro due non c'è molta differenza. Sono entrambi pazzi da legare. Ed così che il Joker ci viene mostrato. In ceppi, contenuto in una camicia di forza. E, a sprazzi, con la sua tenuta d'ordinanza, con tanto di papillon, per sottolineare l'atmosfera onirica e allucinata in cui il breve monologo è calato. Claudio Di Biagio stesso presta la sua mimica mefistofelica al protagonista, mentre la voce recitante è di Mattia Giuseppe Tassar. Il make up che trasforma Di Biagio nella nemesi dell'Uomo Pipistrello è invece opera di Francesco Sanseverino.



Che dire? Che si tratta di un esercizio di stile davvero egregio. Breve, com'è giusto che sia una prova tecnica. Tagliente, come la voce di Tassar, veramente bravo, e che buca il video con la presenza di Di Biagio che qui si mostra (a parer nostro) in una delle sue migliori performance. La sua fisionomia già di per sé giullaresca (e già abbondantemente sfruttata altrove, dando vita a personaggi beffardi al limite dell'urtante, vedi Freaks!) trova in questa prova fulminea la sua dimensione ideale. La “maschera” di Di Biagio è probabilmente fatta per sposare i make up che ne fanno risaltare i tratti sardonici, e non ci dispiacerebbe vedere in futuro altre prove come questa.

Un bel, piccolo lavoro che, senza particolari pretese, dà contezza dell'evoluzione tecnica della ciurma guidata da Di Biagio. Una chicca imperdibile per tutti i fans di Batman.

giovedì 6 novembre 2014

Dylan Dog: Vittima degli eventi

 

C'era molta attesa per Dylan Dog: Vittima degli eventi, mediometraggio diretto da Claudio Di Biagio (Non aprite questo tubo) e sceneggiato da Luca Vecchi (ThePills, qui anche nelle vesti di interprete nel ruolo fondamentale di Groucho) con la collaborazione alla fotografia di Matteo Bruno (Canesecco). Due fortunate campagne di crowdfunding e il coinvolgimento amichevole di due attori di alto profilo (Milena Vukotic e Alessandro Haber), hanno portato alla nascita di questo ulteriore fanmade dopo i fasti (sia pure relativi a un circuito indipendente) di Dylan Dog: la Morte Puttana di Denis Frison e Dylan Dog: il Trillo del Diavolo di Roberto D'Antona. Un'attesa ulteriormente almpificata dall'operazione di rilancio del Dylan fumettistico a opera di Roberto Recchioni, ringraziato, tra i molti altri, nei titoli di coda come preziosa fonte di consigli. Sembra, insomma, che al di là di ogni esito oggettivo, il personaggio di Tiziano Sclavi si stia godendo una fase di rinnovata attenzione, e il fanmade di Di Biagio non poteva uscire (in modo totalmente free, liberamente visionabile sul canale Youtube TheJakal) in un momento più propizio.


Dopo averlo atteso, dopo averlo visto (e apprezzato), cosa resta da dire. Cosa, dopo il clamore già suscitato in rete? Francamente, ripetere che il film firmato da Di Biagio e Vecchi (come già i due fanmade che lo hanno preceduto) vinca a mani basse sullo scempio statunitense di qualche anno fa, suonerebbe davvero ripetitivo e stucchevole. E poi, per dire pane al pane e vino al vino: fare di meglio rispetto al film di Kevin Munroe con Brandon Routh non è la più difficile delle imprese per chiunque mastichi un po' di tecnica cinematografica. Quindi basta confronti. Il film cinematografico di Dylan Dog non è mai esistito veramente, in quanto la pellicola hollywoodiana non lascia appigli neppure ai cultori del trash nella sua assoluta inutilità e inconsistenza.

Proviamo a fare una riflessione un po' diversa. Non controcorrente, solo diversa. Il mediometraggio di Claudio Di Biagio sta mietendo consensi in rete, e questi sono sicuramente in larga parte meritati. Di Biagio, come anche Matteo Bruno (già segnalatisi per attenzione e competenza con la web serie Freaks!) si dimostrano delle promesse del cinema italiano da tenere d'occhio. Il loro Dylan Dog è differente da quello di Frison come da quello di D'Antona. Un Dylan Dog a suo modo rivisitato senza troppi ma e senza troppi perché. Nel film, interamente ambientato a Roma, incontriamo l'indagatore dell'incubo che conosciamo, con il suo nome straniero e i suoi vezzi britannici. Non c'è dato sapere perchè. Il suo studio si trova là, Dylan non è in trasferta come nella Venezia de La Morte Puttana. Sorvoliamo sulle banali questioni legate al budget, in questo caso un po' più consistente rispetto agli esperimenti passati. Di Biagio e Vecchi se ne sono allegramente fottuti, e hanno collocato Dylan in una dimensione surreale, dove geografia e spaziotempo non contano una cippa. Non conta l'appellativo old boy, usato da un ispettore Bloch che più italiano non si può, interpretato da un Alessandro Haber non fuori parte come potrebbe sembrare a dispetto del look fuori contesto (probabilmente dovuto ad altri impegni contigenti dell'attore che non avrà potuto rinunciare alla barba). Notevole la partecipazione della Vukotic nella parte della medium Trelkovsky, qui forse più maga che sensitiva... ma chi se ne frega? La performance dell'attrice è molto suggestiva e potremmo considerarlo il fiore all'occhiello dell'intera operazione.


Il film è formalmente riuscito e si eleva, per quanto riguarda il comparto tecnico, decisamente al di sopra delle pur lodevoli esperienze precedenti. La fotografia di Matteo Bruno è impeccabile, gli effetti visivi efficaci. Meritevole il lavoro di interprete di Luca Vecchi, un Groucho molto più calibrato di quelli visti in precedenza. Vecchi si è palesemente andato a studiare la mimica del vero Groucho Marx e la ripropone con grande verve, regalandoci un Groucho superlativo soprattutto per la presenza scenica. Valerio Di Benedetto, che interpreta Dylan, ha indubbiamente il physique du rôle, né gli manca il talento, sebbene la sua recitazione sia ancora suscettibile di qualche miglioramento. Il suo Dylan, però, magari più per vincoli di sceneggiatura che per interpretazione, si discosta a larghi tratti dalla controparte bonelliana, manifestando atteggiamenti forse fin troppo hard boiled. Non parleremo qui della trama, degli incubi, delle scene oniriche e del finale surreale (a suo modo un colpo da maestro) e fortemente citazionista. Spendiamo invece qualche parola sul concept e sul senso generale da dare all'operazione che, ricordiamolo, rimane un (riuscito) esercizio di stile al servizio del fandom. Qui veniamo... non alle note dolenti, ma al cuore del discorso. Il mediometraggio funziona, e sicuramente conquisterà il cuore della maggior parte degli appassionati se non la loro totalità. Il discorso, da cinefili, è un altro. La domanda da porsi è differente. Oltre l'estro, il talento della crew che realizza questi fanmovie e il livello di qualità raggiunto... c'è veramente posto per Dylan Dog al cinema (o comunque in un media live action, quale che sia)?


Proviamo a formulare il quesito in un altro modo: è davvero possibile tradurre l'universo narrativo di Dylan Dog in un codice mediatico differente dal fumetto che possa avere dignità autonoma, e non limitarsi a essere un prodotto (sia pure ben realizzato) che gratifica l'amore dei fans citandone feticci e tormentoni? Per carità, è chiaro a tutti che parliamo di mero intrattenimento e non di chissà quale ricerca artistica, ma chiederselo è lecito. Dylan Dog è un fumetto che nasce facendo del citazionismo e del tritatutto mediatico il suo brodo primordiale. Tentare con l'alchimia cinematografica di distillare questo ibrido e sintetizzarlo in una sola delle materie da cui trae origine è opera ardua se non impossibile. Non riusciamo a scrollarci di dosso la sensazione che, nonostante i meriti di Di Biagio, Frison e D'Antona, Dylan Dog funzioni al suo meglio sempre e solo sulla tavola disegnata. E questo in proporzione maggiore rispetto a molti altri cinefumetti di cui si discute. La stessa natura onirica e anarchica (nel senso di logica narrativa) del fumetto creato da Tiziano Sclavi ne fa una creatura unica nel suo genere, sfuggente, di cui si può abbozzare un ritratto solo approssimativo, ma che la fotocamera (o in questo caso la videocamera) non potrà mai catturare del tutto. Proprio perché non ha una forma definita, ma basa il suo successo trasversale su una molteplicità di segni in continuo movimento.
La domanda, alla fine, è: un film su Dylan Dog potrà mai essere qualcosa destinato non solo ai suoi lettori, affamati di vedere portare in scena il clarinetto, il gaelone o la misteriosa bottega di rigattiere chiamata Safarà?

Una domanda, che non sottintende nessuna risposta certa. E questo a prescindere dai meriti di Vittima degli eventi, che ci dimostra ancora una volta quanto la passione e la libertà da vincoli produttivi possano offrirci opere stimolanti e di qualità.



martedì 29 gennaio 2013

Freaks! 2x10 - Freaky Friday

Veramente simpatico questo episodio! Si comincia a quagliare, mentre l'estro dei ragazzi finalmente decolla. Bella citazione da Misfits Season 3 (forse ancora più spudorata). Divertente gioco di ruoli e qualche performance godibilissima. Claudia Genolini (Cicciasan), sempre più brava e bella, spadroneggia in un ruolo che... ma guardatevi la puntata! :)
A tutto Freaks! 

 

mercoledì 5 dicembre 2012

Freaks! La nostra ipotesi...


Approfittiamo dell’arrivo della puntata riassuntiva Freaks! Puntata Recap (che ripercorre gli eventi salienti della seconda stagione, commentati fuori campo dal regista Matteo Bruno) per dire la nostra sull’argomento più scottante che riguarda i Nuovi Mostri di Youtube (e ormai anche di DeejayTV e chi più ne ha più ne metta): che cavolo sta succedendo? Qual è la vera trama? Che cosa stiamo guardando?

Come abbiamo sempre detto, noi, nerd di comprovata fama, abbiamo apprezzato sin da subito Freaks! The Series come un prodotto amatoriale che si avvicinava moltissimo a un titolo professionista grazie alla passione, alla competenza tecnica e all’inventiva di un gruppo di giovani talenti riuniti dalla rete. Operazione che di per sé ci ha reso tutta l’iniziativa simpatica, e di conseguenza indulgenti verso alcune imperfezioni (le peggiori, a nostro parere, riguardano la dizione inintelligibile di alcuni interpreti occasionali, ma vabbuò!). Gli esiti della prima stagione ci hanno fatto capire che una discreta fetta di pubblico e di critica era d’accordo con noi. Freaks ha ricevuto premi, contributi professionali, ha ampliato il suo spazio d’azione… e la cosa ci fa molto piacere. Rimane, comunque, un nodo gordiano che tuttora pesa come un macigno sul progetto. Un’ombra dai contorni sfumati simile a quella che ha angosciato gli spettatori di Lost fino all’atteso e temuto finale della serie. Insomma! Che cazzo significa? I commenti su Youtube si sprecano, da quelli più feroci e già delusi a quelli più fiduciosi (o speranzosi). E noi?


Noi ci siamo sparati un trip. Cioè… abbiamo attinto al nostro bagaglio nerd e filtrato gli accadimenti mostrati in Freaks! per cercare di formulare un’ipotesi di risposta. Un po’ come all’epoca si faceva proprio con Lost, pratica ch’era diventata una sorta di gioco di società in cui ognuno si divertiva a cogliere indizi e a elaborare la propria possibile soluzione al problema.
Specifichiamo (se ce ne fosse bisogno) che quanto segue non è dunque uno spoiler. Noi non sappiamo un… tubo (ci sta!) di cosa ronzi nelle menti di Matteo Bruno, Guglielmo Scilla e Claudio Di Biagio. Ma proprio zero. Quanto diremo sono soltanto nostre ipotesi che potrebbero essere spazzate via e sconfessate già dai prossimi episodi. Se qualcuno preferisce non ricevere suggerimenti e formulare da solo le proprie interpretazioni… eviti il paragrafo di colore diverso. Noi non ci offenderemo. E speriamo neppure lo staff di Freaks! Dopotutto è un gioco, e siamo convinti che anche loro si stiano divertendo come pazzi a far fondere le meningi del pubblico.

Ebbene, noi pensiamo che…

 

E’ dichiarato quanto Freaks! The Series sia debitore alla serie britannica Misfits. Forse più di quanto non sembri a una lettura superficiale. La caratteristica fondante di Misfits è quella di descrivere i superpoteri come una manifestazione estrema e metaforica della personalità di ogni personaggio (per cui il disadattato diventa invisibile, la fatalona fa impazzire di desiderio chiunque la sfiori, e così via). Il mondo finora rappresentato da Freaks! The Series è strano, onirico, confuso. E in tanti hanno attribuito la cosa a un difetto di sceneggiatura. E se invece quello che stiamo vedendo non avvenisse nel mondo che conosciamo?

Il nostro pensiero è passato per Misfits, è rimbalzato contro decine di altri serial ed è andato a cozzare dritto contro un film thriller di qualche anno fa che amiamo molto (ma del quale sadicamente, non diremo il titolo). Il nocciolo ipotetico sarebbe questo. E se i freaks non fossero tanti, ma soltanto uno? Forse proprio Gabriele, il misterioso personaggio interpretato da Giampaolo Speziale, oggetto di esperimenti in un oscuro (e in parte fatiscente) laboratorio. Se Marco, Andrea, Viola, Silvio… Giulia… Ma anche altri personaggi apparsi qua e là, vivessero soltanto nella sua mente, e rappresentassero diversi aspetti della sua personalità frammentata. Frammenti che in alcuni casi cercano di coesistere e cooperare, in altri di eliminarsi a vicenda. Qualcosa sembra suggerire l’esistenza di un progetto di “purificazione e semplificazione” delle personalità, volto a eliminare quelle meno controllabili (come Giulia). In qualche caso tentando di sottometterle, in altri semplicemente di distruggerle. Da questo punto di vista, l’Uomo senza Volto, lo Slender, il babau che sin dall’inizio perseguita i freaks potrebbe essere una sorta di anticorpo, e la sua mancanza di lineamenti potrebbe simboleggiare proprio questo: la ricerca di una sintesi e la modellazione di un’unica personalità coerente (o è un agente, una cura iniettata dall’esterno?). 




Non sappiamo se l’impavido marchettaro ucciso (ma è davvero morto?) fosse una delle personalità ipotetiche destinate al rifiuto (la strana preghiera di Andrea suggerisce di sì), e neppure se il laboratorio è reale o parte integrante di una mente schizzata e potentissima che cerca disperatamente di rimettere insieme i pezzi della propria identità. Persino il blackout di mesi e il suo successivo azzeramento fa pensare a ciclici reboot con cui il mondo-individuo tenta di mettere ordine tra i suoi incubi, alla ricerca di una vita normale. Gli indizi che mostrano Gabriele in grado di influenzare la realtà intorno a lui non sono pochi né nascosti. Di solito li archiviamo come semplici visioni o sogni, ma se non fosse così?



Ok, sproloquio finito. Ribadiamo che è tutto un nostro flash, e che degli ulteriori sviluppi del mistero di Freaks! The Series non sappiamo niente. Lo seguiremo con tutti gli altri, con la consueta simpatia, e speriamo sinceramente di esserne sorpresi.
Yatta!











giovedì 18 ottobre 2012

Freaks! - seconda stagione: Episodio 1

 

Ed ecco la prima, attesissima puntata della seconda stagione di Freaks!, la webserie fantastica tutta italiana che ha spopolato l'anno scorso, facendo incetta di consensi, fans e premi. La parte tecnica è (com'era facile aspettarsi) ulteriormente migliorata (anche se la recitazione in qualche caso difetta di chiarezza nella compitazione, e il volume a volte basso non aiuta), e la confezione si fa sempre più professionale.
Se la parentela con il britannico Misfits (molto più che con Heroes) era chiara sin dalla prima serie, stavolta l'omaggio si fa dichiarato (non aggiungiamo altro per non spoilerare) e si addensa il tema (già sfiorato) dei paradossi temporali e delle possibili realtà alternative, mentre si delinea l'ombra di un misterioso complotto che potrebbe essere alla radice di tutto. Rivedremo lo spaventoso Uomo senza Volto, mentre i piani narrativi si confondono (Lost docet!) e i poteri dei ragazzi s'incasinano ulteriormente generando nuovi interrogativi.


Quel che ci lascia un pochino perplessi non sono le tante domande ancora irrisolte poste dal racconto, ma il tono generale che risulta poco chiaro in quanto a impostazione. Le atmosfere, inizialmente surreali e virate di ironia, hanno lasciato posto a uno stile sempre più dark, e ancora non si nota un reale equilibrio tra i due elementi, come se la serie stesse ancora cercando una propria identità definitiva. Nondimeno, Freaks! continua a essere un affascinante esperimento di fiction autoprodotta, e merita tutta l'attenzione che riceve. Buona visione!

  



giovedì 4 ottobre 2012

Tornano i Freaks!


Ricordate Freaks! La bizzarra webserie di fantascienza prodotta con budget limitatissimo direttamente per Youtube, premiata al Telefilm Festival del 2011 come migliore serie italiana dopo aver raggiunto otto milioni di visualizzazioni sul web, e trasmessa successivamente anche da Deejay TV?
La prima stagione (sette episodi della durata di dieci minuti circa) ci aveva lasciato con mille domande e la sensazione di avere assistito a uno strano, labirintico incubo. Beh, Guglielmo Scilla (Willwoosh), Claudio Di Biagio, Ilaria Giachi e tutta la compagnia di scherzi della natura metropolitani stanno per tornare. Ci attendono ulteriori misteri, viaggi nel tempo, vampiri e altre stramberie.
La nuova stagione partirà il 16 ottobre prossimo, sempre su Youtube, e pare che ne vedremo delle belle. I Misfits italiani dai poteri più balordi del mondo hanno acquistato sicurezza, l'esperimento tecnico è riuscito e l'attesa di scoprire che cosa accadrà (e soprattutto come ci verrà mostrato) è tanta.
Restate sintonizzati, dunque. I supersgorbi sono ancora tra noi, e stanno per scatenarsi di nuovo. Nell'attesa, ecco il teaser della seconda stagione.




venerdì 1 luglio 2011

Freaks ! 1X07 Exit


Ed eccoci arrivati all'ultima puntata di Freaks!, la webserie che ha spopolato in questi mesi in rete (ma non solo) suscitando consensi come perplessità, ma soprattutto discussioni sul senso del racconto che non si sentivano dal controverso finale di Lost. Diciamocelo: quello di Freaks! è una falsa uscita concepita a tavolino per strappare l'applauso. Quel "1X" davanti al numero progressivo di ogni episodio annunciava chiaramente l'intenzione di proseguire verso altri orizzonti. La festa, quindi, per il momento s'interrompe qui, ma certamente continuerà. Presto, probabilmente. Ora in rete si discute se è vera gloria (ma è proprio il caso?). E' possibile dire che Freaks! è una serie amatoriale, realizzata tecnicamente benissimo, e che vive (e si giova) della propria essenza dichiaratamente derivativa, in un'allegra rimpatriata citazionista (dove il telefilm britannico Misfits, più dello statunitense Heroes, è il palese punto di partenza). Non è neppure escluso che tra i sottotesti parodistici di Freaks! ci sia pure quello di fare espressamente il verso alla farraginosità, a volte indecifrabile di alcune serie, ricalcandone gli sviluppi più demenziali e criptici.

 
Non si può negare che molta della forza di Freaks! consista nel carisma (e nella popolarità) dei tanti videoblogger coinvolti nel progetto (Willwoosh, Matteo Bruno-Canesecco alla regia, Cicciasan-Claudia Genolini, Claudio Di Biagio, la bella e selvaggia Ilaria Giachi, Andrea Poggioli, il cantante degli Electric Diorama). Ma sarebbe ingeneroso non riconoscere la qualità della confezione, una capacità recitativa che seppure non brilla in modo particolare, non sfigura davanti a tanto ciarpame televisivo odierno, ma che anzi - spesso - si difende pure bene. La trama di Freaks! conserva forse una farraginosità di fondo, e il tentativo di creare un meccanismo narrativo a incastro può creare qualche difficoltà agli spettatori che non hanno troppa confidenza con paradossi temporali e altri cliché tipici del racconto fantastico seriale. Ma non importa. Freaks! è una accattivante prova d'esame brillantemente superata, e apre a nuove possibilità di miglioramento, verso lidi sempre più professionali e intriganti.
Al di là di gusti e aspettative, non si può che dire: «Ragazzi, siete dei mostri! Continuate così.»