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martedì 12 luglio 2022

Cittacotte 2022: Memento Mori

 


Era dal 2019 che la bottega Cittacotte, in via Vittorio Emanuele 120 a Palermo, non inaugurava una nuova vetrina.

Colpa della pandemia da Covid-19 che tante tradizioni e consuetudini sociali ha falciato per ben tre anni, e che ancora ci accompagna verso un futuro incerto e tutto da ricostruire.

L'ultima composizione creata dall'estro di Vincenzo Vizzari in occasione del Festino, festa patronale palermitana, del 2019 era stata “Fraternidad”. Inno alla solidarietà in cui Santa Rosalia congiugeva le mani con un migrante sopra un globo di edifici storici che rimandava dalla città di Palermo a tutto il mondo. Poi un lungo silenzio. Necessario, inevitabile, dettato dalle norme restrittive e da una saggia prudenza.



Memento Mori”, nuova vetrina inaugurata lunedì 11 luglio in occasione del Festino del 2022 interrompe finalmente la lunga pausa, e presenta un progetto artistico che in verità aveva cominciato a prendere forma proprio nel 2019, alla vigilia della grande emergenza che tante vite avrebbe stroncato costringendo tutti gli altri a un forzato isolamento. «Uno spunto quasi profetico,» riflette oggi Vincenzo Vizzari, considerando il tema della sua ultima creazione. L'intuizione di tempi funesti, ma anche la ricerca di rinnovate energie volte alla ricostruzione.

Memento Mori” (Ricordati che devi morire), formula reiterata da certe tradizioni religiose in cui si rammenta ai fedeli la caducità della vita e il giudizio divino che seguirà il trapasso, ma anche – in termini laici – un invito a vivere l'esistenza e a goderne le gioie proprio perché limitata nel tempo.

Stavolta la composizione di Vincenzo Vizzari si presenta dietro un sipario nero, bizzarra contaminazione di allusioni etniche, con i riferimenti alla Santuzza, e di cultura pop. Il teschio sinistro visto nella locandina del film “Inferno” di Dario Argento, in cui protagonista era la morte stessa, ma incoronato di rose come la santa patrona, e sovrastante una croce, simbolo di pena ma anche di resurrezione. Disvelata l'opera, le luci prevalgono sulle tenebre descrivendo un loop ideale di fine e principio, da cui ancora una volta Rosalia emerge trionfante.



Due, infatti, sono le possibili letture. Due le direzioni interpretative, dal basso o dall'alto. Una la visione globale che veicola il messaggio definitivo dell'opera. In “Memento Mori”, Rosalia è tutt'uno con il suo manto, corpo e anima di Palermo, e al suo interno scopriamo il melange di architetture che riassumono una città dai tanti volti storici. La morte incombe sulle case, rappresentata da più teschi fusi con le strutture. Una città che guarda un cimitero, e a una fossa comune a forma di punto interrogativo, che suggerisce l'incertezza del domani, ma anche l'ambiguità di quelle ossa, che forse giacciono, ma forse stanno ribollendo per uscire, sollevarsi e tornare a vivere.


E' vero che Rosalia ha la morte nel cuore. La sua espressione, però, rimane enigmatica. Dolente, ma quasi sensuale, come se quelle ossa la nutrissero e le dessero forza. Una lettura dell'opera verso il basso suggerisce il disfacimento della città, vittima delle sciagure, dell'incuria, condannata a un inesorabile tracollo. La lettura verso l'alto, parla invece di spoglie mortali che alimentano una vitalità indomabile, da cui la Santuzza si rigenera e alza il capo incoronato di fiori verso il cielo stellato, resa potente da tutte quelle anime che non saranno dimenticate. La visione globale comprende entrambe le interpretazioni, in una narrazione circolare di vita, morte e perenne rinascita. Un oroboro che si alimenta di se stesso e vede coincidere nella propria fine un eterno nuovo inizio. Circolarità poetica amara, ma in fondo ottimista, giacché solo vivendo si può continuare a sperare e a costruire qualcosa di migliore, anche dopo tre anni di pandemia, decenni di generica indifferenza e pertinace degrado. Una bellezza che resiste nonostante tutto, che serba i ricordi e onora i suoi morti.

Ricordati che devi morire, ma fallo per vivere. Al meglio, anche per chi non c'è più. Un augurio poetico per Palermo e il Festino del 2022, che trova nell'estro artistico di Vincenzo Vizzari e nella sua preziosa bottega delle terracotte un pilastro culturale che andrebbe coltivato come un fiore in serra. Auguriamoci di non dovere attendere troppo a lungo per vedere nuove creazioni.















 

CITTACOTTE su Facebook

martedì 11 dicembre 2018

CITTACOTTE Natale 2018: Christmas Reflection



Christmas Reflection”.
Fermi tutti. Una domanda è d'obbligo.
La scelta del titolo (in lingua inglese) di questa nuova installazione natalizia a opera di Vincenzo Vizzari, che inaugura la nuova vetrina (o piccolo palcoscenico, se vogliamo) della bottega Cittacotte sul Cassaro di Palermo, è casuale o meditata?
Sì, perchè la parola “reflection” in inglese è diversa dall'italiano “riflesso”. Certo, il suo primo signficato rimanda a un'immagine riprodotta su una superficie - per l'appunto - riflettente. Ma è traducibile anche come “riflessione”, nel senso di “meditazione”.

La vetrina natalizia di quest'anno, maestosa riproduzione in terracotta dipinta d'argento dei maggiori edifici storici palermitani, è caratterizzata da un gioco di specchi laterali e superiori che creano, a colpo d'occhio, l'illusione di un prisma scintillante. L'effetto è quello di una fortezza luminosa, somma di tante altre costruzioni. Regale e splendida, ma... presenta qualcosa che è anche un'illusione. O se preferiamo, un sogno. Deluso? Tramontato? Recuperabile? E' tutto da vedere.
Il progetto dell'installazione (pensato dal mastro Vizzari con intenti spettacolari che vanno sempre oltre il solo virtuosismo artigianale) è integrato in modo significativo dal gioco di specchi. Questi ultimi, infatti, non si limitano a moltiplicare le forme della città, ma in qualche modo catturano anche le immagini del Cassaro reale, con la sua verità quotidiana, il suo movimento, la sua prosaica verità.

Christmas Reflection” realizza dunque un doppio messaggio. La presentazione campanilista (idealmente nobile, ma anche un po' ipocrita) di una città ammantata di luci, ma fatta soprattutto di ombre. E di riflessi vivi che chiedono attenzione, dietro la facciata splendida di decantata capitale europea. Una “riflessione” su ciò che appare e ciò che è. Su ciò che vorrebbe (o potrebbe) essere e una cruda realtà urbana, riflessa in un'arte che smaschera l'amarezza della contraddizione, ma con piglio sognante. Tutto sommato speranzoso.


Un invito alla riflessione, dunque. E a osservare la propria città alla luce di cosa potrebbe essere.

Christmas Reflection” inaugura anche una seconda nuova vetrina di Cittacotte, impreziosita da una cornice di legno che ricorda giustamente un teatrino dei pupi. Perché questo è Cittacotte. Bottega di artigianato, negozio di souvenir, laboratorio artistico e spazio espositivo di una cifra stilistica, quella di Vincenzo Vizzari, che Palermo deve imparare a valorizzare, e tenersi ben stretta.



Su un Cassaro, via Vittorio Emanuele, ormai in continuo mutamento a misura di turista, dove il volto storico della città si appanna ogni anno di più, soffocato da anonime realtà commerciali, Cittacotte realizza una forma di resistenza culturale. Per questo dobbiamo tenerci cara questa bottega e chi la tiene viva.

Rifletti, Palermo.




domenica 29 luglio 2018

Tributo a Renato Tosini


Renato Tosini lo incontrai ed ebbi modo di parlargli nel 2001, durante quella che credo fosse la sua prima mostra a Palermo, sua città natale, nella Galleria d'Arte Moderna. Ricordo che oltre me e Salvatore, quel giorno, lo spazio espositivo non era particolarmente affollato. Fino a pochi giorni prima non conoscevo l'artista e le sue opere, ci trovavamo lì dietro suggerimento di un conoscente. Lui ci chiese se avevamo visitato in passato altre sue mostre, dovemmo rispondergli sinceramente di no. A incuriosirmi, facendo leva sul mio personale immaginario, era quel mondo sospeso popolato esclusivamente da omoni paffuti, spesso avvolti in un cappotto e con bombetta in testa. Rappresentati come tangibili fantasmi di un'epoca trascorsa che ancora traspariva dal tessuto del presente, incapaci di abbandonarlo. Una commistione di vecchio e nuovo, nostalgico e sognante. Una malinconia di fondo che trasmetteva comunque serenità. Renato Tosini ci ha lasciato oggi all'età di 91 anni. Tributargli il ricordo, sovrapposto con la mia storia personale, in cui le nostre strade si sono brevemente incrociate, mi sembrava opportuno.



venerdì 13 luglio 2018

C'era una volta... il Festino di Altroquando



Con il Festino, la festa patronale di Palermo, ho un rapporto controverso legato a un ricordo difficile. Per molti anni, infatti, l'affollatissima ricorrenza cittadina è coincisa con un'incombenza lavorativa che condizionava l'intera serata. Altroquando era ancora una fumetteria, la prima ad avere aperto a Palermo, che si affacciava sullo storico Cassaro (via Vittorio Emanuele), tragitto principale del grande carro che celebra la santa patrona Rosalia e della moltitudine di palermitani che si riversa in strada per seguire gli eventi festivi. Altroquando era sì una fumetteria, ma era nata da un'edicola, ingrandendosi nel tempo, e ne conservava le funzioni e gli appuntamenti. Tra questi, il famigerato cassonetto dell'edicolante. Quel grosso baule metallico, spesso di colore verdastro, che molte garitte hanno annesso per ricevere le nuove uscite dei quotidiani e rendere le copie invendute agli operatori forniti di chiavi che arrivavano alle prima ore dell'alba (quindi con l'attività ancora chiusa). Nel nostro caso, il cassonetto era mobile. Veniva usato come piano d'appoggio all'interno della libreria durante le ore del giorno, riempito con il reso prima della chiusura e dunque incatenato all'esterno per la sera, in attesa del consueto scambio di quotidiani vecchi e nuovi. Un trantran che durava tutto l'anno con una sola eccezione. La notte del Festino.
Quella notte, Salvatore mi aveva spiegato sin dal primo giorno di lavoro, non si dormiva. Il cassonetto, infatti, non poteva essere lasciato all'esterno della bottega, per quanto saldamente incatenato alle tubature a destra dell'ingresso. Non per timore di improbabili furti, ma per evitare che venisse sfondato, o quanto meno gravemente ammaccato, rendendolo inservibile.
«Diventerebbe una tribuna rialzata per il pubblico,» mi disse. «In tanti ci salirebbero, in piedi, per guardare meglio il carro e poi i fuochi d'artificio a mezzanotte. Sarebbe un macello. E se qualcuno cadesse, o lo rompesse e si facesse male, sarebbe pure nostra responsabilità.»
Così il cassonetto restava al sicuro nel chiuso del negozio per tutta la sera. E soltanto dopo la mezzanotte, dopo i botti, quando la folla iniziava a diradarsi, potevamo finalmente metterlo fuori.
Le soluzioni possibili erano due. Riposare dopo la chiusura, puntare la sveglia per scendere a tarda ora ed eseguire l'irrinunciabile collocazione del cassonetto, pena la mancata consegna dei quotidiani, oppure resistere al sonno e partecipare alla festa generale, che ne avessimo voglia o no, fino all'ora magica. Più o meno mezzanotte, come Cenerentola.
Possiamo dire che la nostra partecipazione al Festino aveva qualcosa di forzato, eravamo praticamente ostaggio della ricorrenza. O meglio, del nostro lavoro e delle circostanze che la collocavano in una strada per questa cruciale.
I primi tempi era quasi divertente. Ma i giorni, gli anni, le Estati non sono tutte uguali. La fatica del lavoro, il caldo, il non poter tornare a casa fino a notte inoltrata dopo aver superato l'orario di lavoro, a volte pesava. Qualche volta ci capitò anche di non farcela, di cadere addormentati sul divano dopo aver cenato ed essere svegliati dal fragore dei fuochi d'artificio. Tuttavia, quasi sempre, io e Salvatore eravamo in strada, a fare il bagno di folla. Cosa che personalmente odiavo (non che lui l'amasse, ma disponeva di qualche anticorpo in più) e affrontavo come un sacrificio necessario.
Oggi ci penso a ogni nuovo Festino. Oggi che, se scrivo queste righe, devo spiegare per bene di quale tradizione sto parlando, perché Altroquando è diventato un'idea, una filosofia di vita che mischia cultura, passione fumettistica e attivismo, orfana di una bottega che non esiste più, e tra chi mi legge ci sono molte persone che vivono fuori dalla Sicilia, e seguono le mie iniziative solo attraverso il filtro della rete, di Youtube.
Il Festino ha quindi per me un sapore agrodolce. E strano, ora che vivo lontano dal centro città che per tanti anni è stato casa mia e di Salvatore. Forse mi piace un po' ricordare quella fatica, quella noia, quel caldo e quella folla. Mi piace ricordare quel fastidio, quella seccatura. Mi piace continuare a odiare quell'onere lavorativo, anche perché, per come la natura mi ha fatto, non dimentico quasi niente e rivedo tutto (nel bene e nel male) come un film nella mia testa.
Se vorrei riviverlo? Vorrei poter rispondere di sì... o di no. Difficile dirlo. In fondo lo rivivo già. In ricordi cui non potrei rinunciare neanche se volessi. Mi piacerebbe, però, che quanti vivono ancora in quella zona, mentre passeggiano per il Cassaro, dietro il carro di Santa Rosalia o con il naso all'aria per vedere i giochi di fuoco, si ricordassero del nostro negozio quando passano di là. Si ricordassero di Salvatore e che cosa rappresentava per lui, per noi. E ricordassero che faccio di tutto affinché questa memoria non vada perduta. Perché i tempi cambiano. Le strade mutano faccia, le tendenze pure, ma la forza di certe passioni resta il carburante di tutte le cose più importanti. Il miracolo della Santuzza che vinse la peste è in fondo una metafora di sopravvivenza e rinascita. Rinascita di una città, ma anche delle sue tante anime. E bisogna andare avanti nonostante tutto.
Buon Festino, dunque. Perché ci sarà sempre un Altroquando a Palermo.

giovedì 8 marzo 2018

Asterix: le origini alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio


Un altro nuovo arrivo alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio. Antologia Mondadori già fuori catalogo da qualche anno. In rete, di seconda mano, c'è chi lo vende a prezzi che superano le 200 euro. Ma anche no. Lo abbiamo trovato tra le giacenze di una libreria e subito acquistato al prezzo di copertina. Adesso potete leggere gratuitamente presso la nostra biblioteca: "Asterix il gallico", primissima storia dell'eroe di Goscinni e Uderzo nella storica traduzione di Marcello Marchesi, più "Asterix e il falcetto d'oro" e "Asterix e il duello dei capi". Un classico del fumetto francese e non solo, amato da più generazioni di lettori.
Grazie a quanti ci sostengono donando fumetti e libri, o versando qualche euro sul conto http://paypal.me/altroquandopalermo

Ci sarà sempre un altroquando.





giovedì 11 gennaio 2018

La biblioteca cresce grazie a voi: ecco Lo Sconosciuto di Magnus



Grazie alle vostre gentili donazioni su Paypal (http://paypal.me/altroquandopalermo), alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio è appena arrivato "LO SCONOSCIUTO - L'INTEGRALE" di Magnus, edizioni Lizard. L'opera completa dei primi sei volumetti e delle storie successive, compreso "L'uomo che uccise Che Guevara". Con "Lo Sconosciuto", Magnus innovò profondamente il fumetto italiano degli anni 70, introducendo una componente di attualità e crudezza fino a quel momento latitanti. Erano gli anni di piombo, e nelle avventure dell'ex mercenario in giro per il mondo emergevano tutte le realtà spinose del suo tempo: i conflitti nei paesi arabi (e già!), il narcotraffico e le sue collusioni, il terrorismo, in uno scenario noir che inizialmente fu relegato ai pocket erotici per via delle poche scene di sesso esplicito. In realtà, l'opera di Magnus è qualcosa di ben più complesso. Roberto Raviola qui dà la stura anche al suo talento di narratore, mentre il suo pennello regala virtuosismi dettagliati. Un gioiello che va ricordato, letto, conosciuto.








sabato 18 novembre 2017

Riapre la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio


Ci abbiamo messo un po', ma ne è valsa la pena. Domenica 26 Novembre alle ore 18 scatta l'ora X. Riapre la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio, dopo un lungo lavoro di archiviazione dei titoli (che presto sarà possibile consultare online), di ulteriore arredo e di incremento dei titoli presenti in scaffale.
Tecnicamente, non si tratta di un'inaugurazione. Questa era già avvenuta un paio di anni fa, quando il TMO - Teatro Mediterraneo Occupato accettò di metterci a disposizione uno spazio per l'iniziativa e Zerocalcare, in quei giorni a Palermo, donò un disegno che diventò una targa tuttora affissa all'ingresso della biblioteca. Dopo qualche evento è seguito un periodo di stasi nella progettualità della biblioteca, a causa degli impegni e degli eventi nella vita del sottoscritto. Questo finché, qualche mese fa, ho deciso di mettermi personalmente al timone del progetto e farlo ripartire. Ai titoli già presenti (tutto inizia con il patrimonio di libri e fumetti di proprietà di Salvatore Rizzuto Adelfio) se ne sono strada facendo aggiunti altri. Si è così cominciato a compilare un archivio e a dare a questi volumi un ordine ragionato. Si è preso a promuovere e incoraggiare ulteriori forme di donazione, compreso l'acquisto (anche on line) di titoli mancanti in scaffale e un conto Paypal sul quale versare qualche spicciolo per sostenere la struttura. Tutte opzioni che hanno contribuito alla crescita del patrimonio librario (fumetti compresi). Nel frattempo, lo spazio fisico è stato ulteriormente manutenuto e arredato, in larga parte recuperando elementi che fanno parte della memoria storica della fumetteria Altroquando, dove Salvatore ha vissuto un lungo, importante pezzo della sua vita a Palermo.





Adesso siamo pronti per il rilancio. La biblioteca ha un logo (realizzato dal bravissimo Marco Castagna), una pagina Facebook sulla quale presto saranno leggibili i giorni e gli orari di apertura e tutti gli eventi che andrà ospitando. Stiamo invitando un po' di amici a intervenire a questa festa portando la loro storia, il loro contributo artistico, il loro estro e i loro progetti. Speriamo possa diventare in fretta un punto di incontro per chi ama condividere letture, cultura e iniziative. Passaparola, gente. Ci sarà sempre un AltroQuando a Palermo. Quello di Salvatore Rizzuto Adelfio.

giovedì 16 novembre 2017

RANX - EDIZIONE INTEGRALE


RANX – EDIZIONE INTEGRALE, edito da Comicon, raccoglie tutta la produzione riguardante il personaggio di Ranxerox firmata da Tamburini e Liberatore, comprese le storie successive alla prematura scomparsa di Tamburini e scritte da Alain Chabat e Jean-Luc Fromental, che completano la saga iniziata sulla rivista underground Cannibale, proseguita su Frigidaire e successivamente uscita in Francia. E' uno dei volumi che la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio ha potuto acquistare grazie alle vostre donazioni sul conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo, e che contribuiscono a fare crescere il nostro progetto di una biblioteca che integri libri e fumetti per un servizio gratuito alla città di Palermo.

Ranx... Molto prima che l'ultraviolenza nei comics diventasse trendy, molto prima dell'americano Lobo, in un contesto tutto italiano, Stefano Tamburini creava Rank Xerox (divenuto poi Ranxerox a seguito della diffida dell'omonima casa produttrice di fotocopiatrici). 
Sdoganato dall'underground all'olimpo del fumetto internazionale, grazie anche al sodalizio grafico con Tanino Liberatore, le avventure dell'androide coatto creato da uno "studelinquente" ribelle che ha usato parti di fotocopiatrice, sullo sfondo di una Roma distopica (il 1986, allora là da venire, non rimandava ad altro che al 1968, alla maniera del 1984-1948 di George Orwell), che si sballa col vinavil (V come Vinavil!) e ama ossessivamente una tredicenne perversa e tossica, è un esempio di fumetto italiano che non esiste davvero più. L'uso del romanesco in chiave gergale avveniristica anticipa parte del linguaggio che oggi troviamo, con una variante allo slang nerd, sulle pagine di Zerocalcare. Le sue provocazioni, l'uso del turpiloquio e del politicamente scorretto (quando ancora il politically correct neppure esisteva) è di molto precedente agli eccessi di Garth Ennis e della sua scuola anglofona. Ranx è un pezzo di storia della controcultura italiana per quanto riguarda i fumetti e non solo. E' la testimonianza di un periodo di grande fermento creativo, e di come la furia artistica che non guardava al marketing poteva finire col generare un successo internazionale e diventare icona.

Tempi eroici, quelli di Stefano Tamburini e soci. Un piede nel presente, un occhio che guarda al futuro, una follia creativa libera da qualunque vincolo.


[Per sostenere la biblioteca autogestita potete donare libri e fumetti (contattateci alla mail altroquandopalermo@gmail.com) o fare una piccola donazione monetaria sul nostro conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo
Ma potete anche scegliere di acquistare un titolo ancora assente dallo scaffale e farlo pervenire alla nostra associazione. Grazie a tutti per l'affetto e la solidarietà che dimostrate. Ci sarà sempre un Altroquando.]

sabato 11 novembre 2017

Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio: Nuovi arrivi, verso la riapertura.


POWERS, di Brian Michael Bendis e Michael Avon Oeming. In una città dove la presenza dei supereroi è un dato di fatto, due detective della polizia sono impegnati nelle strade in inchieste che riguardano esseri dagli strani poteri e omicidi inconsueti, ma anche a districarsi nei complessi equilibri tra tutori dell'ordine e vigilanti in costume, spesso coinvolti in scandali e torbide vicende. I primi quattro volumi autoconclusivi della serie noir-supereroistica vincitrice del Premio Eisner nel 2001 arricchiranno la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio per chi avrà il piacere di riscoprirli (o scoprirli) gratuitamente. Grazie a chi dona, grazie a chi contribuisce con una piccola cifra sul nostro conto http://paypal.me/altroquandopalermo che permette alla biblioteca di crescere. Prestissimo la riapertura dopo una lunga, ma costruttiva riorganizzazione.






sabato 14 ottobre 2017

Blade Runner 2049: Passato e Futuro (Non è una recensione)


Ho visto oggi (?) “Blade Runner 2049”. Non parlerò della trama del film, ma di un'altra esperienza e di quali riflessioni mi ha suscitato. Perciò tranquilli. Nessuno spoiler.

Visione in cinema multisala. Ormai il film è alle battute finali, si capisce. Momento topico, la musica incalza. A un tratto... l'immagine si frizza e tutto si ferma. Gli istanti passano, ma la sequenza rimane lì, congelata. Poi le luci in sala iniziano a riaccendersi. Per un lungo istante ho pensato (lo giuro): «Ma che razza di trovata per concludere!» Non sarebbe stato poi tanto strano. Chi ha visto la prima edizione di “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola in sala, con il film privo di titoli di testa e di coda, che iniziava e finiva così, brutalmente... capirà il senso di straniamento.

Dunque arriva la voce di un membro dello staff del cinema.
«Signori, c'è un problema in cabina di proiezione. Solo pochi minuti e risolveremo.»
Invece no. Poco dopo, un altro impiegato del cinema, stavolta una ragazza sorridente, si presenta e informa il pubblico che il guasto non è rimediabile in tempi brevi. Qualcuno, in mezzo al pubblico, mormora che non l'aveva mai visto succedere, e la ragazza, continuando a sorridere con imbarazzo, conferma che non era mai successo neppure a lei. Purtroppo un filo da qualche parte si è bruciato. Alla fine del film mancava solo un minuto, forse due e poi titoli di coda. Non può neppure raccontarcelo, perché non l'ha visto. Ma i nostri biglietti saranno siglati, e uno dei prossimi giorni potremo tornare per assistere, in via straordinaria, agli ultimi minuti di proiezione. Sempre in sala, un ragazzo mormora tra un'imprecazione e l'altra: «Ma io sono di Milano!»

Uscendo dal cinema con il biglietto siglato per una (parziale) visione successiva, mi rendo conto che proprio oggi pensavo al fenomeno dei multisala, e a come stanno soppiantando i cinema convenzionali di una volta. Né più né meno di come le fumetterie private, come quella che ho contribuito a gestire per anni, stanno sparendo, sostituite da store del fumetto collegati commercialmente a marchi editoriali o a catene di distribuzione. Mi scopro a ricordare i cinema frequentati nei decenni passati, e a quante volte ho visto la pellicola rompersi durante la proiezione, e quanto questo inconveniente fosse velocemente risolvibile. Tutto a un tratto non penso più al cinema, e al film di cui non ho potuto vedere il finale. Penso che il futuro e il progresso non sono mai scontati. Che tutto ciò che è nuovo non lo è. Non importa se parliamo di tecnologia o di risorse umane. Penso a quanti figli, scherzando con i genitori, parlano di ospizio, di quanto spesso sentiamo parlare di chi è anziano come se non contasse più. E, con un misto di crudeltà e rammarico, penso a quanti giovani ho visto scivolare su una buccia di banana per poi far molta fatica a rialzarsi. Fermati nella loro corsa da una disgrazia o da una malattia, che poi è lo stesso. Aldilà di questa trascurabilissima disdetta, mi trovo a pensare che il passato è sempre più importante. Come una radice salda, a cui dobbiamo restare aggrappati per costruire un futuro che abbia senso. Che il nuovo che soppianta il vecchio non è sempre affidabile, e può franare senza preavviso. Che è per questo che dobbiamo sempre rispetto agli anziani, ai nostri ricordi, alla nostra storia. E che dobbiamo conservarci lucidi per non scambiare il nuovo con l'affidabile. Non è sempre così. La memoria è importante, il passato siamo noi, in tutte le fasi della nostra vita. Se non lo siamo oggi, lo saremo domani. Per questo, raccontare storie è così importante. Per questo va fatto sempre. Per questo va fatto bene.


lunedì 9 ottobre 2017

Ultimate Spider-Man e Ultimates alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio


"Ultimate Spider-Man" da nr. 1 a 40 e "Ultimates" - Prima Stagione completa. Brian Michael Bendis e Mark Bagley il primo, Mark Millar e Bryan Hitch il secondo. All'inizio degli anni 2000, la Marvel lanciò la linea "Ultimate". Un'etichetta che proponeva una serie di remake delle avventure dei suoi personaggi di punta secondo i linguaggi del nuovo millennio. In questo caso Spider-Man e gli Avengers ripartivano da zero, e le loro storie sviluppavano atmosfere e snodi narrativi citazionisti, ma sotto molti aspetti indipendenti dalle loro controparti classiche. Queste due serie sono entrate a far parte della Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio, e presto potrete leggerli gratuitamente. Una realtà palermitana che continua a crescere, in un ambiente che va somigliando sempre più al nostro amato, vecchio Altroquando. Grazie a chi ci sostiene e lo rende possibile.
Per sostenere la biblioteca autogestita potete donare libri e fumetti (contattateci alla mail altroquandopalermo@gmail.com) o fare una piccola donazione monetaria sul nostro conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo
Ma potete anche scegliere di acquistare un titolo ancora assente dallo scaffale e farlo pervenire alla nostra associazione. Grazie a tutti per l'affetto e la solidarietà che dimostrate. Ci sarà sempre un Altroquando.

lunedì 18 settembre 2017

In scaffale... alla biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio

Presto la biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio, riorganizzata e riarredata, aprirà i battenti.
Nel frattempo, diamo un primo sguardo ad alcuni dei volumi che potrete trovare in scaffale e leggere gratuitamente.


"Kobane Calling" di Zerocalcare. Il reportage a fumetti che narra del viaggio di Zerocalcare nelle vicinanze della città assediata di Kobane, tra Siria e Turchia, raccogliendo le testimonianze di vita dei difensori curdi che si oppongono allo Stato Islamico. Attualità e dramma filtrati dall'umorismo graffiante dell'autore italiano. Un atto di poesia e di testimonianza storica che restituisce umanità alla percezione della politica internazionale. 

"L'INCAL" di Jodorowsky e Moebius. Oltre la fantascienza. Oltre il fumetto. La metafisica sardonica di Alejandro Jodorowsky e il talento visionario di Moebius. Lo psicomago cileno e l'artista francese danno vita a un cult che trascende i generi. In un futuro ipertecnologico, dove tutto si compra e dove l'etica è ormai un sogno lontano, lo scalcinato detective John Difool si trova invischiato in un intrigo più grande di lui. Più grande dello stesso pianeta. Più grande di tutto. Un oggetto misterioso (ma si tratta di un oggetto?) dai poteri miracolosi. E' l'inizio di un viaggio allucinatorio e meraviglioso, psichedelico ed epico. Che soltanto il sodalizio artistico di Jodo e Moebius poteva produrre.


"MAUS" di Art Spiegelman. Il racconto di un sopravvissuto, il padre di Art Spiegelman, che ha attraversato l'inferno della Shoah passando per il campo di concentramento di Majdanek e poi di Auschwitz. Un'opera fondamentale, a suo tempo premiata con il Pulitzer, che porta la narrazione storica e la testimonianza personale nel media fumetto con una potenza mai raggiunta prima. La trasfigurazione in animali antropomorfi (topi gli ebrei, gatti i nazisti, suini i polacchi) conferisce alla cronaca di questa oscura pagina di storia una dimensione allegorica e universale che trascende il tempo e lo spazio. Da questo romanzo a fumetti è iniziato lo sdoganamento del media, portando l'opera di Spiegelman a essere forse l'esempio di nona arte più famoso presso il pubblico mainstream.



"STURIELLET" di Andre Pazienza. Un'antologia che raccoglie le storie brevi realizzare da Pazienza per le riviste "Zut" e "Tango". Storielline brevi, agrodolci, al gusto di vetriolo, che alternano episodi grotteschi di vita vissuta al resoconto, filtrato dall'ironia, di fatti di cronaca degli anni 80. Incontri epici con figure celebri, diario di trip assurdi e irriverenti sberleffi alla società del tempo. Uno dei tanti modi possibili per accostarsi (o riscoprire) una parte del lavoro di un artista che ha lasciato (troppo presto) un'impronta enorme sul panorama del fumetto d'autore italiano.


"Il pasto nudo" di William S. Burroughs. Uno dei romanzi più sperimentali e sfaccettati di Burroughs. Pubblicato prima in Francia alla fine degli anni 50 e successivamente in America in una versione precedente custodita da Allen Ginzberg. Facciamo la conoscenza degli stati immaginari di Anexia e Terra Libera e l'uso della telepatia per il controllo delle menti, mentre scorrono le vicende surreali e le riflessioni dell'autore protagonista. Una narrazione non lineare e allucinata per parlare di manipolazione culturale e mediatica. 

TEATRO MADRE – di Nino Gennaro.
L'opera di un artista corleonese, Nino Gennaro (conosciuto anche come Fufo dai suoi amici), che ha lasciato una forte impronta nella realtà culturale palermitana, sua città d'azione, e non solo. Scrittore, poeta, drammaturgo, artista provocatore e voce delle istanze LGBT nella Sicilia degli anni 70 e 80, mentre l'Italia viveva fermenti culturali che sarebbero diventati storia. Nino Gennaro scomparve prematuramente a causa dell'HIV a soli quarntasette anni, lasciando un patrimonio letterario e teatrale rimasto a lungo inedito. Per usare le sue parole «forse dopo che sarai morto ti pubblicheranno... In Italia funziona così.»
Chi ricorda i suoi primissimi happening a piazza Pretoria, a Palermo, rammenta anche l'idea innovativa del “Teatro Madre”, e la presenza fuori dagli schemi di Nino Gennaro, che aveva trasformato la sua omosessualità, e il suo carattere esuberante in un veicolo eversivo per l'arte e l'attivismo sociale. “Teatro Madre”, pubblicato da Editoria & Spettacolo nella collana Percorsi, raccoglie un'interessante porzione della produzione teatrale di Gennaro, e rappresenta la testimonianza di una personalità artistica di spicco che visse nella nostra Sicilia in un tempo in cui la creatività spontanea non disponeva degli strumenti attuali per mettersi in vetrina, inventandosi e presentandosi al suo pubblico senza mediazioni né filtri censori. Realizzando di fatto la sintesi di artista e personaggio in un individuo unico e irripetibile. 

Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov. Un capolavoro senza tempo della narrativa russa, leggibile a più livelli. Un'esplosione di divertimento, riflessione storica, satira. Satana giunge nella Mosca del XX secolo e lì si confronta con le corruzioni e ipocrisie della società russa del tempo, e con le sue resistenze culturali che afflissero in vita lo stesso autore. Parallelamente, una rinarrazione "revisionista" della passione di Cristo, e una storia di stregoneria che toglie il fiato per potenza visionaria. Un classico che tutti dovrebbero leggere, in grado di parlare a molte tipologie diverse di lettori.


"Sorgo rosso". La saga di un clan familiare distillatore di vino di sorgo che rivela la potenza narrativa del premio nobel per la letteratura cinese Mo Yan. La Cina feudale, le sue tradizioni e i suoi intrighi. I suoi amori, i sotterfugi, i briganti, le sfide e la via dei cani inselvatichiti, mentre avanza la guerra sino giapponese e le sue atrocità. Visionario, feroce, meraviglioso, sconvolgente e incantevole. Un capolavoro di un grande narratore contemporaneo.

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